2017/02/24
Quando si finisce a vivere in un altro paese, è normale fare dei paragoni, normale e anche piuttosto scontato, pecialmente se come me si è italiani. Perché dico questo? Beh, come tutti sanno, la cultura italiana piace in tutto il mondo, un pochino ce la copiano e un pochino ce la invidiano, quindi credo sia piuttosto ovvio e normale fare paragoni.
Quello di oggi, in particolare, vorrei farlo su una festa che magari è conosciuta in tutto il mondo, ma che da italiana, vivo dal mio punto di vista. Sto ovviamente parlando del Natale, la festa forse più famosa al mondo.
Quello di oggi, in particolare, vorrei farlo su una festa che magari è conosciuta in tutto il mondo, ma che da italiana, vivo dal mio punto di vista. Sto ovviamente parlando del Natale, la festa forse più famosa al mondo.
Per quanto infatti magari si sia potuta perdere l’iniziale profondità di significato, per gli italiani il Natale è una festa cristiana, è la nascita del nostro Gesù e anche se i bambini aspettano quel giorno per scartare i regali sotto l’albero, c’è ancora chi ci tiene ad andare a Messa a mezzanotte del 24 dicembre per festeggiare la nascita del Salvatore, o ad andare in chiesa la mattina di Natale per rendergli omaggio.
Purtroppo con un po’ con rammarico mi trovo a definire il Natale italiano come una festa consumistica, dove si corre come folli alla ricerca del regalo dell’ultimo momento, dove città come Roma o Milano o anche piccoli paesi di provincia si ricoprono di luci e di canzoncine ormai conosciute da tutti, dove giganteschi alberi di Natale vengono alzati in ogni piazza.
Shinjuku Southern Terrace
Ciononostante, c’è anche un altro aspetto del Natale in Italia che ho sempre amato. Il Natale è un’occasione per stare in famiglia, per incontrare parenti che non si vedono da tempo, per lasciarsi andare ad un tipico «pranzo di famiglia» italiano, dove si inizia a mangiare a mezzogiorno e si finisce alle cinque di pomeriggio con un bel bicchierino di limoncello. Il Natale è la festa delle nonne cuoche, per chi le ha ancora, degli arrosti e delle lasagne, e anche se magari in questo ventunesimo secolo sono molti quelli che non hanno più tempo di sedersi a tavola con i parenti, sono ancora tanti quelli che aspettano con ansia questo giorno per stare assieme.
Questo accade in Giappone? Beh in qualche aspetto si e in molti altri sicuramente no. Innanzitutto c’è da dire che il Natale in Giappone arriva prestissimo. Basta far passare Halloween che i negozi cambiano tutte le loro decorazioni in fiocchi di neve e lucine coloratissime. Anche in questo paese vengono decorati alberi di Natale con palle e luci, ma questo accade solo nei luoghi pubblici. Non si addobbano alberi nelle proprie case, non si aspetta la vigilia per mettere i regali sotto l’albero. Il giorno di Natale magari si sta anche a pranzo con la famiglia, ma credo non sia paragonabile ad un tipico pranzo natalizio italiano!
Devo ammettere che non ho mai veramente sperimentato il giorno di Natale in Giappone dato che tre anni fa me ne sono andata ad inizio dicembre e quest’anno per quel fantastico giorno me ne starò nella mia casetta italiana assieme a zii e cugini, ma sicuramente ho sperimentato l’atmosfera del Natale giapponese. Un Natale che non è un giorno preciso, un Natale che è solo un periodo dell’anno, una manciata di giorni nel calendario da ricoprire di lucine, un Natale che in fondo non mi dispiace perdermi, perché nonostante trovi belle tutte le decorazioni che vedo, so che il significato speciale che questa festa ha per me, in questo paese, purtroppo, mi sarebbe molto difficile trovarlo.